Il sovraindebitamento può assumere gli aspetti di una “patologia della relazione” perché comporta il rischio dell’isolamento - Dott.ssa Giulia Scorziello, psicoterapeuta
La lettura nazionale e internazionale evidenzia come il sovraindebitamento rappresenti esperienze familiari traumatiche, investendo trasversalmente tutti i microsistemi in cui il familiare debitore è inserito con costi sia umani che sociali, in particolare si incastrano all’ interno della dimensione di coppia e del legame genitori-figli, assumendo particolari configurazioni e altrettanti significati dal punto di vista simbolico e relazionale. Una mancanza di comunicazione tra il debitore e i suoi cari può generare profondi sentimenti di frustrazione e depressione, disgregazione di ruoli e gerarchie, mancanza di intimità e di sostegno, pratiche genitoriali dannose o inadeguate. I familiari possono minimizzare la responsabilità del debitore ricercando solo cause esterne o possono percepirlo come colpevole per aver tradito un patto con la famiglia e non essersi fermato in tempo. Allora le famiglie possono percorrere due strade: pagare i debiti senza responsabilizzare il familiare sulle scelte dei comportamenti e la necessità di riconoscere il problema, chiedere aiuto ai servizi specializzati prendendo il controllo della situazione e cercando di accompagnare e lavorare su case e conseguenze. Spesso quando c’è un sovraindebitamento, parallelamente, osserviamo il sistema familiare muoversi su un versante dell’insicurezza, non è in grado di fornire una base sicura ma funziona sull’ emergenza e sull’ imprevedibilità quotidiana. Il sovraindebitamento può assumere gli aspetti di una “patologia della relazione” perché comporta il rischio dell’isolamento, la distorsione del senso di sé e della perdita del contatto vitale con la realtà tanto da dover evadere temporaneamente e abitare spazi alternativi dove si sta meglio che nella vita reale; nella mia professione vengono chiamati i “rifugi della mente” . È come se il bisogno di colmare un vuoto si trasformasse nell’ immagine di un sacco bucato da riempire. Il trauma inoltre produce un effetto invalidante, attraverso la ritualizzazione di un copione interno che ricorda al debitore la sua inadeguatezza, in relazione ad un altro membro della famiglia che è ipercritico, svalutante o ipercontrollante. Ciò determina uno specifico deficit emotivo basato sulla vergogna e sulla rabbia, le quali devono essere riconosciute ed esplicitate nell’ incontro clinico. Il coinvolgimento di un sistema familiare in un percorso di psicoterapia denuncia il fallimento degli squilibri precedenti e offre uno spazio mentale disponibile al cambiamento. Leggere il sovraindebitamento come un’esperienza familiare traumatica significa porre attenzione al clima familiare di sfiducia reciproca derivante dalla scoperta di impotenza e di irrecuperabilità, significa anche focalizzarsi sulla percezione di violazione di uno spazio sacro, quello della propria casa e sulle esperienze cicliche di illusioni/delusioni con la conseguente e continua incertezza sul futuro che determina ansia, paura e stress cronico. Accade spesso che la lettura degli eventi del debitore rientri in una logica lineare causa effetto e solo grazie all’ utilizzo di un’ottica relazionale da parte del terapeuta è possibile una riscrittura degli eventi che in un più ampio campo di osservazione, acquisiscono nuovi significati e soprattutto importanti connessioni con la storia relazionale del paziente stesso.
Dott.ssa Giulia Scorziello, psicoterapeuta
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